martedì 6 ottobre 2009

Parlerò oggi dei miei svariati percosi curativi.

La prima persona ad accorgersi del fatto che vomitavo dopoaver mangiato è stata mia cognata. Una ragazza dolcissima che mi ha confidato di aver avuto lei stessa problemi di anoressia da adolescente e di aver attraversato momenti davvero critici. Lei ne ha poi parlato con mio fratello. Di quei momenti ricordo solo lacrime, ricordi passati e sensi di colpa. Mio fratello credeva che la colpa del mio malessere fosse sua.
Poi ne vennero a conoscenza anche i miei genitori. E di quei momenti ricordo solo il disagio e i silenzi.
Il primo specialista che mi ha visitato è stato un nutrizionista. Mia madre pensava bastasse. Lo credevo anche io, ma non sono mai riuscita a seguire la dieta come dovevo. Vomitavo ancora, fore più di prima, visti i sensi di colpa dovuti al non aver seguito la dieta prescrittami.
Abbandonai quel nutrizionista e, sempre su consiglio di mia cognata, cominciai ad andare da una psicologa. Mia madre non era d'accordo ma fingeva di voler fare tutto il possibile per farmi stare bene. In pratica,però,mi faceva sentire in colpa ogni olta che cercavo di applicare i consigli che la psicologa mi dava perchè credeva mi facesse "il lavaggio del cervello".
Abbandonai anche la psicologa, per tornarci di mia spontanea volontà senza che nessuno lo sapesse qualche anno dopo. L'ho abbandonata di nuovo.
Contemporaneamente sono andata da un altro nutrizionista a cui ho parlato del mio problema con la bulimia. Era molto più sensibile ed attento del precedente ma neanche sotto il suo controllo sono riuscita a dimagrire e smettere di vomitare.
Ultimo consulto con una figura professionale l'ho avuto con una psicologa che ha curato mio fratello aiutandolo a farlo uscire dal tunnel della droga. Ci sono andata all'incirca 5 volte. Poi ho abbandonato.


Ho abbandonato tutto,come si può notare.
Credo proprio che non voglia uscire da questo tunnel.

4 commenti:

  1. Tu credi di non volerlo, invece magari e' la cosa che desideri di piu', pero' contemporaneamente ti spaventa , l'ignoto mette sempre un po' di ansia...sei talmente abituata a viverci nel tuo tunnel che non vedi l'ora di vedere la luce ma allo stesso tempo ne sei terrorizzata...non sto cercando di darti una lezione, ti scrivo ma e' come se stessi provando a convincere anche me stessa oltre a te...

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  2. Molto probabilmente,se non certamente,hai ragione. La routine autodistruttiva rappresenta comunque una certezza, un angolo sicuro in cui rifugiarsi...

    Un abbraccio.

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  3. Hai abbandonato tutto, tranne i tuoi problemi, a quanto pare...
    Nemmeno io ho mai avuto molta fiducia nei medici e negli psicologi, tuttavia non credo sia stato inutile per te venire a contatto con queste persone. Non dobbiamo sempre aspettarci dagli altri la soluzione al problema, quasi sempre il confronto con gli altri ci fornisce solo nuovi elementi che siamo noi a dover rielaborare.
    Il solo fatto che tu ti metta in discussione qui, significa che in realtà sei solo in mezzo al guado e non hai affatto scelto ancora che direzione prendere. Forse ti serve solo qualcuno che prenda il timone mentre tu remi... O magari chiudersi un po' sottocoperta in attesa che finisca la tempesta.

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  4. Non lo so....molto probabilmente non ho voglia di risolverlo questo problema. Richiederebbe tempo, voglia si scavare in un pasato che non ricordo o no voglio ricordare. Odio non riuscire a trovare la causa di un fenomeno e in tutti questi anni non sono mai riuscita a capire il "perchè" : mia madre? I miei genitori? Il mio perfezionismo? Voler essere come mia sorella? Cosa?!

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